ricerca

Farina E., Rosso M., Dansero L., et al. (2023). Short-term effect of colorectal cancer on income: analysis of an Italian cohort. Journal of Epidemiology & Community Health, 77:196–201.
Abstract
Introduzione La possibilità di tornare al lavoro dopo una diagnosi di cancro è un aspetto chiave della sopravvivenza e della qualità della vita. Diversi studi hanno riportato un rischio significativo di perdita di reddito per i sopravvissuti al cancro; tuttavia, le evidenze relative al contesto italiano sono limitate.
Metodi È stato utilizzato il database Work Histories Italian Panel (WHIP)-Salute per selezionare una coorte di casi incidenti di cancro colorettale (CRC) tra i lavoratori del settore privato, basandosi sulle dimissioni ospedaliere. È stato utilizzato il propensity score matching per trovare un gruppo di controllo bilanciato rispetto a diversi confondenti. Sono state stimate regressioni OLS e logistiche per valutare l’effetto della diagnosi di CRC sul reddito annuo e sulla probabilità di passare da un contratto a tempo pieno a uno part-time nei tre anni successivi alla diagnosi.
Risultati Complessivamente, sono stati identificati 925 casi incidenti di CRC tra il 2006 e il 2012. I risultati confermano una riduzione statisticamente significativa del reddito dei sopravvissuti rispetto ai controlli. Questa riduzione è maggiore nel primo anno e tende poi a diminuire, con una perdita media di circa €12.000 nei tre anni. Le analisi stratificate per sesso e posizione lavorativa confermano il trend generale, evidenziando tuttavia una forte eterogeneità. Per quanto riguarda il passaggio da lavoro a tempo pieno a part-time, i risultati non sono mai significativi.
Conclusione La perdita di reddito non sembra essere legata a un aumento dei contratti part-time, ma piuttosto a una ridotta capacità lavorativa dei sopravvissuti a seguito dei trattamenti invasivi. Ulteriori ricerche sono necessarie per approfondire le dinamiche alla base di tale associazione.
Childcare and Civic Participation: Parental Age, Child Stage, and Voter Turnout
con Giorgio Bellettini, Carlotta Berti Ceroni, Martín Gonzalez-Eiras, and Giovanni Prarolo
Abstract
Parole chiave
JEL
Questo studio esamina come la genitorialità e l’età dei genitori influenzino la partecipazione elettorale, utilizzando un ampio pannello amministrativo che copre l’universo degli elettori registrati a Bologna in quattro elezioni municipali e nazionali tra il 2004 e il 2013. Colleghiamo i dati individuali di affluenza elettorale a informazioni demografiche, fiscali e geospaziali dettagliate, inclusa la localizzazione e le aree di riferimento degli asili pubblici e la distanza dai seggi elettorali. Questo collegamento unico ci consente di identificare i genitori, misurare l’età del loro figlio più piccolo e controllare un ampio insieme di caratteristiche individuali e spaziali. Modelli di probabilità lineari con effetti fissi individuali e annuali non mostrano differenze medie di affluenza tra genitori e non genitori, una volta assorbita l’eterogeneità permanente. Tuttavia, emergono penalizzazioni significative quando i figli sono molto piccoli: i genitori di neonati (0–2 anni) e bambini in età prescolare (3–5 anni) votano dal tre al cinque per cento in meno rispetto ai non genitori comparabili. Queste penalizzazioni diminuiscono di circa 0,2 punti percentuali per ogni anno aggiuntivo di età dei genitori e scompaiono intorno ai quarant’anni; i genitori di figli più grandi non mostrano differenze. L’effetto negativo si concentra tra le madri, mentre l’affluenza dei padri rimane invariata. Verifiche di robustezza che includono effetti fissi di quartiere, ulteriori controlli socioeconomici e misure di prossimità residenziale agli asili confermano questi risultati e mostrano che l’accesso alle scuole non gioca alcun ruolo nel determinare l’affluenza. Nel complesso, i risultati suggeriscono che sono le intense esigenze di cura dei bambini, piuttosto che la disponibilità fisica di strutture per l’infanzia, a limitare la partecipazione politica. Essi sottolineano l’importanza dei fattori legati al ciclo di vita nei modelli di comportamento elettorale e mettono in evidenza come la fertilità posticipata e il calo delle nascite possano distorcere la rappresentanza democratica riducendo la voce politica delle famiglie più giovani.
affluenza elettorale, cura dei bambini, età, partecipazione elettorale, effetti fissi.
D72; J13; J22; H75.
Crime Perception and Voting Behavior: Evidence from Individual Data
con Giovanni Prarolo
Abstract
Parole chiave
JEL
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Questo studio esamina l’impatto della criminalità locale sul comportamento di voto individuale, utilizzando notizie geolocalizzate legate a reati come proxy della preoccupazione pubblica per la criminalità. Basandosi su un sondaggio retrospettivo di 5000 individui in diverse tornate elettorali, la nostra analisi sfrutta il verificarsi di un evento criminoso nelle vicinanze di un elettore nei giorni precedenti alle elezioni. I risultati per le elezioni generali sono complessivamente contrastanti e non mostrano effetti sul comportamento di voto quando i reati sono commessi da italiani. Al contrario, i reati attribuiti a immigrati determinano un minore sostegno ai partiti populisti di destra, che talvolta mantengono una posizione ambigua sull’immigrazione, e un maggiore sostegno ai partiti di destra tradizionali, che enfatizzano legge e ordine. Nelle elezioni amministrative, l’effetto della criminalità è diverso: i reati commessi da italiani portano a una punizione degli incumbent, mentre i reati legati agli immigrati conducono a un aumento dell’astensione elettorale, riflettendo probabilmente lo stigma sociale associato al cambio di partito tra elettori di sinistra, il partito al governo. Questi risultati offrono nuove prospettive sulla relazione tra la salienza del tema criminalità, in particolare in relazione all’immigrazione, e il comportamento elettorale individuale.
criminalità, elezioni, partiti politici, giornali, comportamento elettorale individuale, classificazione basata su dizionario.
D72; K42; J15; D83; L82.
The Tipping Point of Temptation: Selection, Integrity, and Public Service Quality
Abstract
Parole chiave
JEL
Questo lavoro propone una teoria comportamentale della selezione occupazionale che risolve la persistente ambiguità empirica riguardo alla qualità della forza lavoro del settore pubblico in contesti caratterizzati da corruzione e frizioni morali. Il modello incorpora i costi di autocontrollo e la tentazione all’interno di un quadro standard di scelta occupazionale, coerente con l’impostazione di utilità di Gul e Pesendorfer (2001). Mostriamo che gli individui intrinsecamente motivati (onesti) affrontano un costo psicologico sproporzionatamente elevato nel resistere alla tentazione, generando un duplice effetto sulla selezione: gli individui con bassa motivazione sono attratti, mentre quelli con alta motivazione risultano fortemente scoraggiati. Per risolvere l’ambiguità derivante da queste forze opposte, l’analisi stabilisce tre principi generali che governano la selezione istituzionale, supportati da derivazioni analitiche e verifiche di robustezza numeriche. Primo, identifichiamo un punto critico istituzionale, λ*, che determina il regime di selezione: al di sotto di esso, la corruzione porta a un deterioramento della qualità (“più ma peggio”); al di sopra, agisce come filtro selettivo, migliorando la qualità (“meno ma meglio”). Secondo, mostriamo che l’esito della selezione dipende fondamentalmente dalla correlazione sociale tra abilità e onestà. Terzo, il modello offre una nuova giustificazione per gli alti salari pubblici, dimostrando che stipendi elevati mascherano o attenuano il potere selettivo della corruzione. Nel complesso, i nostri risultati chiariscono i meccanismi che determinano la composizione della forza lavoro in contesti moralmente frizionali, contribuendo alla letteratura su selezione occupazionale, motivazione al servizio pubblico e design istituzionale.
selezione occupazionale, autocontrollo, corruzione, frizioni morali, qualità del settore pubblico.
D73; J45; D90; H83; K42.
Bridging the Participation Gap? Public Goods as a Determinant of Electoral Engagement
con Giorgio Bellettini, Carlotta Berti Ceroni, Martín Gonzalez-Eiras, and Giovanni Prarolo
The Effect of Erasmus Programs on Voting